LinkedIn è il nuovo Facebook, ma non è Facebook anche se tanti lo hanno dimenticato.
Negli ultimi tempi vediamo crescere a dismisura:
Storie strappalacrime che smitizzano C’è posta per te.
Selfie con frasi motivazionali da guru della giungla.
Post virali che iniziano con “Oggi voglio raccontarvi una storia…”, ma finisce che non c’entra nulla col lavoro.
Post psuedo politici faziosi, spesso privi di senso.
Post di odio etnico diffuso.
Commenti su tutto a sproposito.
Commenti tattici e strategici su come fare a vincere le guerre.
Nuovi Rambo, che nella realtà hanno paura del buio, ma si dicono pronti a combattere contro non si sa chi, un nemico qualsiasi va bene purchè sia definibile come fascista, comunista o terrorista.
Commenti pieni di livore verso il mondo del lavoro, la politica, il sociale, ma privi proposte concrete.
E poi gattini, tramonti, foto delle vacanze, donne e uomini seminudi (meglio nudi a questo punto), quiz matematici.
Così facendo LinkedIn sta diventato molto peggio di Facebook, tuttavia non era è nato per questo, ma per connettere professionisti, condividere competenze ed esperienze, cercare o offrire opportunità concrete e costruire una rete di valore.
LinkedIn dovrebbe essere come un incontro tra colleghi brillanti, stimolante, costruttivo, sincero. Non una fiera del like a tutti i costi.
Se LinkedIn non funziona, se non riesco a trovare lavoro, se non riesco a trovare clienti, se è solo una perdita di tempo, la responsabilità è di tutti noi.
Usiamolo meglio. Raccontiamo cosa sappiamo fare, cosa stiamo imparando, quali risultati abbiamo ottenuto. Diamo valore, anche con leggerezza, ma con contenuti veri.
Se vogliamo distinguere la nostra professionalità, ricominciamo da qui.