Il Monumento dimenticato e il mestiere che nessuno celebra più.
Nel cuore della stazione ferroviaria di Atocha, a Madrid, si trova un’opera d’arte che oggi pochi notano, è il Monumento all’Agente Commerciale scolpito nel 1998 da Francisco López Hernández. Raffigura un uomo in giacca e cravatta, seduto su una panchina, intento a scrivere su una cartella. Uno di quei professionisti che, per decenni, hanno viaggiato ovunque per incontrare clienti, presentare prodotti, raccogliere ordini e costruire relazioni.
Un monumento pubblico dedicato a un mestiere commerciale da sempre quasi unico, ma ancora più raro è oggi il rispetto e il riconoscimento che questo mestiere riceve. Nel 2001, in occasione del 75º anniversario dei collegi degli agenti commerciali di Spagna, fu stato emesso anche un francobollo commemorativo raffigurante il monumento.
Un lavoro che ha costruito l’economia reale
L’agente di commercio è stato ed è ancora un ponte tra aziende e clienti. Una figura centrale nello sviluppo economico capace di creare valore reale attraverso la relazione, la fiducia e la conoscenza del mercato. Eppure oggi questa professione sembra essere caduta in secondo piano. Non tanto nella pratica (gli agenti ci sono ancora, e tanti), ma nella percezione collettiva.
Quasi come se la modernità avesse messo in ombra il loro ruolo.
Perché l’agente di commercio ha perso visibilità e riconoscimento?
Ci sono almeno cinque motivi principali che spiegano questo progressivo declino di reputazione:
1. Cambiamento culturale e perdita di percezione del valore
Oggi si tende a confondere il concetto di “venditore” con figure improvvisate o legate all’insistenza. In realtà, l’agente di commercio è un professionista della relazione, spesso con competenze tecniche, strategiche e umane molto sviluppate. Ma questa immagine si è indebolita nel tempo.
2. Digitalizzazione e automazione
E-commerce, CRM, chatbot e AI hanno rivoluzionato il mondo della vendita. Alcune aziende credono che la tecnologia possa sostituire il venditore umano. Ma se è vero che può supportarlo, è altrettanto vero che nessun algoritmo può creare una relazione di fiducia.
3. Modelli aziendali orientati al breve termine
Sempre più imprese cercano risultati immediati, spesso sacrificando la qualità del rapporto con il cliente. L’agente, invece, lavora sul medio-lungo periodo, creando relazioni solide che generano valore nel tempo. Ma questa visione non sempre è apprezzata.
4. Mancanza di narrazione e rappresentanza
L’agente di commercio non ha più un racconto contemporaneo che lo rappresenti. Manca una comunicazione efficace che ne valorizzi il ruolo oggi. In un’epoca in cui “chi non comunica non esiste”, questo silenzio pesa.
5. Disconnessione generazionale
Molti giovani non conoscono nemmeno questa professione, e spesso non la considerano un’opportunità. Serve una nuova visione che la renda attraente, moderna, formativa. Perché lo è.
Un mestiere da riscoprire e valorizzare
Il monumento di Madrid è lì per ricordarci che l’agente di commercio ha avuto – e può ancora avere – un ruolo chiave nell’economia e nella società.
Riscoprirne il valore significa anche ripensare il modo in cui costruiamo relazioni commerciali oggi me capire che, in un mondo sempre più digitale, le persone contano più che mai.
Ridare dignità a questo mestiere non è un gesto nostalgico, è una scelta strategica.
Per le aziende. Per il mercato. Per le persone.